Diritto all’oblio: dopo quanti anni se ne può beneficiare?


Il diritto all’oblio è il diritto di una persona, prevalentemente un soggetto privato, a richiedere la cancellazione e la deindicizzazione dai motori di ricerca dei propri dati personali al fine di preservare la propria privacy e reputazione online.

Ma dopo quanti anni si può beneficiare del diritto all’oblìo?

La domanda di deindicizzazione può riguardare sia le testate giornalistiche che i risultati dei motori di ricerca e altri archivi pubblici. Ma in realtà non esiste una legge specifica relativa al diritto all’oblio che stabilisca in maniera dettagliata e incontrovertibile dopo quanti anni si possa iniziare a beneficiare di tale norma. 

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È più corretto affermare che le diverse fattispecie e le più recenti sentenze degli ultimi anni, a livello italiano ed europeo, hanno contribuito a creare un orientamento in questo senso. Per comprendere dopo quanti anni si può beneficiare del diritto all’oblio, è quindi necessario prendere in considerazione vari elementi.

Diritto all’oblio: dopo quanti anni se si è stati assolti?

Nel caso in cui si sia stati coinvolti in un processo o in un procedimento penale conclusosi favorevolmente per l’imputato, con una assoluzione,  un non luogo a procedere o uno stralcio dal registro degli indagati, il diritto all’oblio ha dei tempi generalmente molto stretti.

Da un lato, le redazioni giornalistiche sono inclini a eliminare o a deindicizzare quasi immediatamente i contenuti, per consentire al soggetto che abbia dimostrato la propria innocenza ed estraneità ai fatti di recuperare quanto prima la propria onorabilità.

Per quanto riguarda Google, la recente riforma Cartabia del 2021 ha imposto ai motori di ricerca la deindicizzazione entro 15 giorni dal momento in cui è stata inoltrata una richiesta formale di deindicizzazione da parte del soggetto assolto ed interessato dal trattamento dei suoi dati.

Diritto all’oblio: dopo quanti anni se si è stati condannati?

Nel caso in cui l’imputato sia stato condannato, i tempi sono ovviamente molto diversi. È importante specificare che il diritto all’oblio non viene calcolato da quando l’atto criminoso o il reato è stato compiuto, ma da quando la pena è stata estinta, sia nel caso di patteggiamento sia in quello di vera e propria condanna passata in giudicato. 

Da quando la pena è stata scontata, i tempi del diritto all’oblio variano generalmente dai due ai cinque anni, a seconda della gravità del fatto commesso, delle circostanze attenuanti e della natura dei dati sensibili e privati contenuti negli articoli giornalistici. 

Diritto all’oblio: gli elementi che possono ridurre gli anni necessari

Gli elementi che possono ridurre il periodo necessario per poter godere del diritto all’oblio, secondo l’esperienza dei consulenti del Gruppo Trizio Consulting, agenzia specializzata nella reputazione online e nell’applicazione del diritto all’oblio, sono innumerevoli e possono variare molto a seconda della fattispecie.

Basandosi sull’esperienza quotidiana con le redazioni giornalistiche e con i dipartimenti legali di Google, è possibile affermare che, nel momento in cui si è in grado di certificare un significativo cambiamento nella propria vita personale o professionale, una radicale modifica del proprio comportamento o un riposizionamento dimostrabile all’interno del settore professionale, i tempi per beneficiare del diritto all’oblio tendono a ridursi.

Questo accade perché gli interlocutori e le controparti riconoscono che la persona ha intrapreso un significativo percorso di cambiamento e tendono ad accettare più facilmente la richiesta di esercizio del diritto all’oblio.

Diritto all’oblio: gli elementi che possono allungare gli anni necessari

Al contrario, ci sono elementi che possono prolungare i tempi o, più precisamente, rendere necessario un periodo di tempo più lungo, come previsto dall’orientamento normativo, per poter beneficiare del diritto all’oblio.

Tali elementi includono la gravità del reato commesso e la durata della pena inflitta. Normalmente, i reati contro le persone vengono dimenticati più lentamente e gli articoli correlati permangono su internet per un periodo più esteso. Questo è particolarmente vero per i reati contro categorie deboli come bambini, anziani o portatori di handicap oltre che per i femminicidi.

Un altro elemento capace di prolungare il periodo necessario per beneficiare del diritto all’oblio è la propria posizione nella vita pubblica.

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Personaggi che ricoprono ruoli e incarichi pubblici, personalità politiche, celebrità o individui attivi nel mondo dello spettacolo, leader religiosi o che godono di una posizione di elevata visibilità, ottengono più lentamente il diritto all’oblio.

Questo avviene perché si tende a ritenere che le persone debbano rimanere più a lungo informate sul passato di un personaggio che ricopre incarichi pubblici.

Determinare i tempi necessari e dopo quanti anni possa essere esercitato il diritto all’oblio è un’operazione piuttosto complessa, che è consigliabile affidare a professionisti.

È opportuno rivolgersi con fiducia ai consulenti del gruppo Trizio Consulting, specializzati nel diritto all’oblio e nella gestione della reputazione online, i quali potranno offrire una valutazione e un’analisi gratuita per comprendere correttamente se sono davvero maturati i tempi necessari per poter godere del diritto all’oblio.